OLDFIELD MIKE, TUBULAR BELLS 2 (OFF THE RECORD). TABLATURE
OLDFIELD MIKE, TUBULAR BELLS 2 (OFF THE RECORD). TABLATURE
Se dovessimo avere la possibilità di fare degli spettacoli dal vivo proveremmo a fare qualcosa in questa direzione. Non si può però mai sapere prima se funziona. Abbiamo per esempio fatto un modello al computer di un drago gigantesco. Si potrebbe pensare di dotare un ballerino con dei rivelatori particolari affinché il drago segua i movimenti del ballerino. Una cosa simile sarebbe stupefacente e mi intriga molto. Di solito, trovo che i concerti siano alquanto noiosi.
Anche quelli tuoi?
M.O.: Sì, anche quelli miei - e quelli degli altri. Ne ho fatti e visti tanti. Le scalette normali sono noiose, soprattutto nei concerti grandi. Vorrei qualcosa di particolare.
Verso la fine degli anni '70 hai fatto varie cose in questa direzione [nel 1979 ha fatto una tournée con un'orchestra di 50 elementi e coro, inclusi inserti cinematografici].
M.O.: Beh, se considero le possibilità odierne offerte dalla grafica al computer, allora era alquanto primitivo. Ma come ho già detto, le nostre riflessioni sono soltanto agli inizi. Proprio oggi ho ricevuto un nuovo software a 3D e dovrò studiarmi i manuali alti metri e metri. Inoltre ho deciso di migliorare l'animazione del pesce, che è anche visibile sulla copertina. Questo occuperà per un certo periodo il mio istinto ludico.
Durante la tua carriera hai lavorato con musicisti tedeschi. Questo è successo per la prima volta nel 1984, quando hai registrato la colonna sonora per il film "The Killing Fields".
M.O.: Quando dovetti fare la musica orchestrale per questo film mi è venuto in mente Eberhard Schoner che conoscevo già precedentemente. Facemmo tutto a Monaco. Lui diresse l'orchestra dell'opera di Monaco, inoltre lavorammo con uno dei migliori cori del mondo, il coro di fanciulli TOIzer Knabenchor.
L'altra cooperazione anglo-tedesca è stata di tutt'altro genere. Come hai avuto il contatto con Michael Cretu [1987 per un brano sull'album "Islands"]?
M.O.: Tramite la mia casa discografica di quel periodo, la Virgin, alla quale ho raccontato che avrei voluto provare a fare qualcosa con un altro produttore. Rispetto molto Michael, e credo che ognuno di noi abbia saputo insegnare qualcosa all'altro.
Che cosa, per esempio?
M.O.: Lui mi ha fatto vedere come fare per miscelare le tracce su un registratore multitraccia, e questo mi è servito nel mio lavoro successivo. Anche se non viene utilizzato· da molte persone, si tratta di un metodo molto intuitivo perché riesci a risparmiarti la sincronizzazione con un ulteriore registratore a nastro. Da me, lui è riuscito a sapere come generare determinate atmosfere musicali, e mi pare che abbia applicato questo metodo per le sue produzioni con gli Enigma. E' dunque stata una collaborazione proficua per entrambe le parti.
Prima hai parlato dei tuoi contrasti con la tua casa discografica precedente. "Tubular Bells l'' è stata la prima produzione
di Richard Branson [allora - nel 1972 - ancora proprietario di un negozio di dischi] e dunque la prima pietra per l'imperio successivo della Virgin. Dopo dieci anni, il vostro rapporto è peggiorato drasticamente.
M.O.: In realtà avrei voluto abbandonare la Virgin già nel 1983, ma mi trovavo in una posizione simile a quella più recente di George Michael, quando voleva ottenere maggiore libertà artistica e possibilità di dire la sua rispetto alla casa discografica. Sfortunatamente lui ha perso il suo processo, e io in passato non ho lottato fino in fondo. Si tratta di una situazione molto poco soddisfacente: dovere fornire ancora vari dischi senza ottenere un sostegno vero e proprio dalla tua azienda.
Richard Branson voleva da te un maggior numero di singoli di successo?
M.O.: Sì, mi diceva costantemente che avrei dovuto smetterla di fare musica strumentale • anche se oggi sostiene di non averlo mai detto. Ho bruciato cinque anni della mia vita per seguire i suoi desideri, e quest'uomo se lo è semplicemente dimenticato.
Questa fase delle "canzoni" non si è dunque verificata per tua volontà?
M.O.: No, anche se sono abbastanza felice di averla passata, ma al giorno d'oggi queste canzoni non mi divertono più. Fra le canzoni scritte in quel periodo ce ne sono alcune accettabili. Non tutto quello che ho fatto in quel periodo è stato
buono, ma la vita è fatta così [ride].
Ci sono anche state un paio di versioni cover, come per esempio il brano degli Abba "Arrivai", che non ha però avuto molto successo.
M.O.: Sì, una versione strumentale. Fra l'altro, si tratta di un brano molto carino: alcune cose, però, è meglio non toccarie. Anche questa è stata un'idea di Richard Branson.
In quel periodo hai anche lavorato con vari cantanti.
M.O.: Sì, e ciò ha avuto probabilmente un buon effetto su di me perché mi sarebbe sempre piaciuto cantare. In questo periodo ho imparato varie cose sul canto. Anche se non sono ancora un cantante vero, adesso riesco ad ottenere vari effetti con la mia voce. E sul nuovo album ce ne sono tanti di effetti, come per esempio nell'esplosione della Supernova. Una delle esperienze più piacevoli del musicista è a mio avviso sapere cantare. Non riesco a descriverlo meglio, ma ti consente di esprimere le tue sensazioni nella maniera più diretta, anche se è contemporaneamente un lavoro molto duro.
Alcuni critici affermano che tu sia stato per così dire l'antenato creatore della musica New Age. Ti senti a tuo agio con quest'etichetta?
M.O.: Non se ci si riferisce alla musica noiosa che non conduce da nessuna parte. Comunque sia, dalla New Age si sono sviluppate cose interessanti. Michael Cretu viene per esempio citato da alcuni come musicista New Age. Tutta la scena della underground-dance è in qualche modo collegata con la New Age. Forse, la New Age è stata il punto di partenza per un'evoluzione musicale del futuro, e in questo senso sono fiero di questa associazione. Credo però che ci troviamo soltanto all'inizio di questa fase. Si tratta di forme non commerciali, prevalentemente spirituali, che significano di più che indossare pantaloni stretti di cuoio, dimenarsi come dei cretini, con un trucco esagerato, nella nebbia del palco, e mimare qualcosa in playback. Se dovesse dunque evolversi in tale senso, sarei fiero di avere dato il mio piccolo contributo a questo genere.
"Quello che passa per la testa proviene da chissà quale punto del passato o del futuro.” Mike Oldfield